Quando viene effettuata la crioconservazione degli embrioni nella PMA?
Crioconservazione degli embrioni: cos’è e quando viene eseguita
La crioconservazione degli embrioni è utile per limitare le gravidanze plurime ed effettuare la procedura senza mettere a rischio la salute della donna
Uno dei principali progressi della PMA, anche in termini di efficacia, è la crioconservazione di cellule e tessuti a funzione riproduttiva da utilizzare successivamente in trattamenti di fecondazione assistita quali ICSI e FIVET.
La crioconservazione degli embrioni consente di utilizzare in tempi successivi al ciclo fresco tutti gli embrioni sovrannumerari, rendendo possibile il trasferimento di uno, massimo due embrioni per volta, in tal modo fortemente riducendo o annullando il problema delle gravidanze multiple e ottimizzando il risultato clinico.
Tutto ciò è già applicabile da tempo con tecniche di crioconservazione consolidate e note come “congelamento lento”. Più recentemente, la crioconservazione è stata interessata da un importante progresso metodologico grazie all’introduzione di nuove tecniche (di vitrificazione) grazie alle quali le percentuali di sopravvivenza degli embrioni precedentemente crioconservati sfiorano il 100%.
La crioconservazione degli embrioni interviene anche in tutti i casi in cui il trasferimento con embrioni freschi possa essere non indicato o addirittura comportare un rischio per la donna ricevente il trattamento. Per esempio, è preferibile crioconservare tutti gli embrioni e trasferirli solo in in secondo momento qualora nel ciclo fresco si riscontri in circolo un aumento eccessivo di progesterone, condizione che può compromettere la capacità dell’endometrio di consentire l’impianto degli embrioni.
Analogamente, è fortemente consigliata la conservazione di tutti gli embrioni e la conseguente cancellazione di un transfer con embrioni freschi nei casi in cui gli ormoni usati per stimolare l’ovaio abbiano generato una condizione di iperstimolazione ovarica, che rappresenta la principale complicanza dei trattamenti di PMA. Infatti, in caso di gravidanza l’embrione impiantato causerebbe una produzione ormonale che esalterebbe lo stato di iperstimolazione e, con esso, i rischi di per la paziente.