Preservazione della fertilità: il mutamento nelle condizioni socio-economiche e nei costumi della società moderna, ha portato ad un sensibile ritardo nella ricerca della gravidanza e questo comporta importanti implicazioni sulla prognosi riproduttiva specialmente correlate all’aumentare dell’età femminile.
Preservazione della fertilità: le tecniche che aiutano uomini e donne nel tentativo di diventare genitori
La preservazione della fertilità umana è un tema sempre più dibattuto a causa dell’uso, ormai comune nei paesi occidentali, di posticipare in tempi futuri il concepimento di un figlio. Le coppie, prima di programmare una gravidanza, spesso preferiscono attendere le condizioni socio-economiche ideali o il momento più adatto per non intralciare la carriera. Altre sono costrette a posticipare la gravidanza per ragioni mediche e devono ricorrere poi a trattamenti quali FIVET e ICSI. La fertilità umana, e in particolare quella femminile, decresce però con l’aumentare dell’età.
Oltre all’età, esistono altri fattori che possono diminuire o compromettere per sempre la fertilità:
- I trattamenti chirurgici ripetuti sulle ovaie per combattere alcune malattie diffuse come l’endometriosi o alcuni tipi di neoplasia ovarica;
- La necessità di eseguire trattamenti con chemioterapia o radioterapia per combattere alcuni tipi di neoplasie extragenitali (per esempio tumore della mammella, tumore del testicolo, linfomi, leucemie), che possono compromettere la fertilità dei pazienti specie se la neoplasia insorge in età fertile o in età pediatrica.
Per quanto riguarda il maschio, la crioconservazione del seme è una metodica di preservazione della fertilità utilizzata da tempo. Prevede la raccolta, l’analisi ed il congelamento dello sperma prima di eseguire terapie chirurgiche, chemioterapie o radioterapie che potrebbero influenzare negativamente o annullare la possibilità futura di produrre spermatozoi, e quindi condurre alla sterilità.
Nel versante femminile, grazie al progredire della tecnologia nell’ambito della PMA, è oggi possibile effettuare la crioconservazione degli ovociti in azoto liquido e utilizzarli mediante tecnica di fecondazione assistita dopo anni dalla loro crioconservazione per ottenere una gravidanza.
E’ quindi possibile eseguire in una giovane paziente una induzione della crescita follicolare multipla mediante farmaci specifici e procedere al prelievo degli ovociti in modo analogo a quanto avviene per le tecniche di fecondazione in vitro, procedendo poi alla crioconservazione di tutti gli ovociti recuperati. Questi gameti rimangono a disposizione della donna per il caso in cui, in un percorso di ricerca di gravidanza , le ovaie non dovessero essere più in grado di produrre ovociti a causa delle terapie effettuate per combattere la neoplasia.
Preservazione della fertilità in donne soggette a terapie antitumorali
Le patologie tumorali si possono manifestare anche in donne in età riproduttiva. La funzione riproduttiva durante lo sviluppo e la cura di un cancro merita particolare attenzione. Le conseguenze di un tumore o, più comunemente, delle terapie antitumorali, possono compromettere la funzione ovarica e, pertanto, la fertilità. I trattamenti chemio-radioterapici possono causare danni all’ovaio e agli ovociti e follicoli in esso contenuti in vario modo e in dipendenza di vari fattori individuali.
Fortunatamente, i progressi conseguiti nella comprensione dei meccanismi tramite cui le terapie antitumorali danneggiano l’ovaio e nella crioconservazione di ovociti e tessuto ovarico, offrono oggigiorno alle giovani donne colpite da tumore concrete possibilità di preservare la propria fertilità. La valutazione del rischio di compromissione della fertilità e della soluzione più appropriata per garantire le massime possibilità di concepimento in tempi successivi alla remissione clinica rappresenta una difficile sfida che richiede la collaborazione della paziente, di oncologi, di specialisti della PMA e di altri operatori sanitari.
Sono state elaborate in merito linee guida internazionali, che indicano la strategia di preservazione della fertilità più adeguata in funzione di una molteplicità di fattori, come:
- età della donna;
- funzione dell’ovaio;
- tipo di tumore;
- tipo di trattamento antitumorale;
- tempo disponibile per l’intervento di preservazione della fertilità prima dell’inizio della terapia antitumorale.
Un approccio chirurgico alla preservazione della fertilità è costituito dalla trasposizione ovarica, nel quale le ovaie sono provvisoriamente spostate in una posizione della cavità addominale diversa da quella naturale per evitare che siano esposte a radiazioni durante un trattamento richiedente irradiazione della regione pelvica. Le tecniche di crioconservazione sono tuttavia al momento l’approccio più efficace per preservare la fertilità femminile. È possibile criopreservare con successo sia tessuto ovarico, sia oociti. La crioconservazione di tessuto ovarico è una soluzione di particolare interesse. È possibile infatti prelevare, crioconservare e utilizzare in tempi successivi alla somministrazione terapia antitumorale parti di tessuto corticale dell’ovario in cui sono contenuti numerosi follicoli ovarici.
Nonostante la crioconservazione di ovociti maturi rappresenti al momento un’opzione più certa in termini di esito, è da notare che in ogni caso questo trattamento non garantisce il ripristino della funzione dell’ovaio dopo radio-chemioterapia e pertanto non copre il rischio di insorgenza di menopausa precoce.
Presso i centri Biogenesi è possibile crioconservare i propri gameti (spermatozoi o ovociti) al fine di preservare la propria fertilità.
Le tecniche di preservazione della fertilità offerte da Biogenesi aiutano donne e uomini ad affrontare il tentativo di concepimento di un figlio nel momento migliore.